La Ballata dell’anarchico Pinelli – In ricordo dell’assassinio di un innocente, Giuseppe Pinelli, il 16 dicembre di 49 anni fa…

 

Pinelli

 

 

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La Ballata dell’anarchico Pinelli – In ricordo dell’assassinio di un innocente, Giuseppe Pinelli, il 16 dicembre di 49 anni fa…

 

Giuseppe Pinelli fu assassinato il 15 dicembre del 1969, “caduto” dalla finestra della questura dove era sotto interrogatorio, accusato ingiustamente di avere messo le bombe per la strage di piazza Fontana (vedi “La storia” a fine articolo).

Ballata dell’anarchico Pinelli – Questa è la versione scritta immediatamente dopo i funerali di Pinelli, sull’aria del canto “Il feroce monarchico Bava”, a cui seguirono diverse altre con minime varianti. Fu composta da quattro anarchici, la sera del 21 dicembre 1969, presso il Circolo Gaetano Bresci di Mantova.

 

Ballata dell’anarchico Pinelli

Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
Brigadiere apra un po’ la finestra
E ad un tratto Pinelli cascò.

“Commissario io gliel’ho già detto
Le ripeto che sono innocente
Anarchia non vuol dire bombe
Ma eguaglianza nella libertà.”

“Poche storie indiziato Pinelli
Il tuo amico Valpreda ha parlato
Lui è l’autore di questo attentato
E il suo socio sappiamo sei tu”

“Impossibile” – grida Pinelli –
“Un compagno non può averlo fatto
Tra i padroni bisogna cercare
Chi le bombe ha fatto scoppiar.

Altre bombe verranno gettate
Per fermare la lotta di classe
I padroni e i burocrati sanno
Che non siam più disposti a trattar”

“Ora basta indiziato Pinelli”
– Calabresi nervoso gridava –
“Tu Lo Grano apri un po’ la finestra
Quattro piani son duri da far.”

In dicembre a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
È bastato aprir la finestra
Una spinta e Pinelli cascò.

Dopo giorni eravamo in tremila
In tremila al tuo funerale
E nessuno può dimenticare
Quel che accanto alla bara giurò.

Ti hanno ucciso spezzandoti il collo
Sei caduto ed eri già morto
Calabresi ritorna in ufficio
Però adesso non è più tranquillo.

Ti hanno ucciso per farti tacere
Perché avevi capito l’inganno
Ora dormi, non puoi più parlare,
Ma i compagni ti vendicheranno.

“Progressisti” e recuperatori
Noi sputiamo sui vostri discorsi
Per Valpreda Pinelli e noi tutti
C’è soltanto una cosa da far.

Gli operai nelle fabbriche e fuori
Stan firmando la vostra condanna
Il potere comincia a tremare
La giustizia sarà giudicata.

Calabresi con Guida il fascista
Si ricordi che gli anni son lunghi
Prima o poi qualche cosa succede
Che il Pinelli farà ricordar.

Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
Brigadiere apra un po’ la finestra
E ad un tratto Pinelli cascò.

 

La storia

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplode in Piazza Fontana, presso la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura: 17 morti e 88 feriti.
A poche ore dalla strage, il prefetto di Milano, Libero Mazza, telegrafa al presidente del consiglio Mariano Rumor. Il contenuto del messaggio è chiaro: la bomba l’hanno messa gli anarchici. La pista è indicata da precise veline dei servizi segreti.
In particolare le indagini si orientano sugli appartenenti al circolo del Ponte della Ghisolfa, dove già la sera del 12 dicembre arriva la polizia. Insieme a loro arriva anche Giuseppe Pinelli, un anarchico che lavora come ferroviere alla stazione di Porta Vittoria e uno dei principali animatori del circolo, che senza opporre resistenza segue con il suo motorino gli agenti fino alla questura, in via Fatebenefratelli.
Lì trova un centinaio di fermati che progressivamente sono mandati in carcere. Ma Pinelli no, lui viene trattenuto e ripetutamente interrogato anche quando la validità del suo fermo è scaduta.
Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre Pinelli si trova in una stanza di 16 metri quadrati con il commissario Calabresi, i brigadieri Mainardi, Panessa, Caracuta e Smuraglia, il tenente dei carabinieri Lo grano, un agente dei servizi segreti.
A un certo punto, secondo i resoconti ufficiali, Calabresi esce dalla stanza per portare il verbale dell’interrogatorio al suo capo, il dott. Allegra. Un attimo dopo Pinelli vola dalla finestra del quarto piano. Viene portato in ospedale, ma ci arriva già morto.
Secondo le autorità Pinelli si sarebbe suicidato saltando oltre la finestra: un’ammissione di colpa per la strage di Piazza Fontana.
Ma è tutto falso. Pinelli non si è suicidato.
Si apre una prima inchiesta che naufraga a causa di una strana ricusazione del presidente del consiglio giudicante Carlo Biotti. Una seconda inizia nel 1972. Il corpo viene riesumato e analizzato. Il nuovo processo stabilisce che Pinelli è morto per un “malore attivo”. Lo stress, la stanchezza, il freddo gli avrebbero provocato un’alterazione del senso di equilibrio che è stato alla base della caduta.
La sentenza viene denunciata da amici e familiari.
Nessuno dei poliziotti presenti è processato per falso ideologico. Avevano tutti giurato il falso. E nessuno è processato per la detenzione illegale e arbitraria.
In seguito emergeranno altre testimonianze discordanti e nuovi particolari che faranno sembrare inattendibile la ricostruzione dei fatti. I processi sulla strage dimostreranno la totale estraneità di Pinelli e degli anarchici rispetto alla strage e il loro utilizzo come capri espiatori da parte degli organi dello stato, gli stessi organi che misero in campo numerose manovre per depistare le indagini e impedire la condanna dei reali colpevoli.

La Ballata dell’anarchico Pinelli – In ricordo dell’assassinio di un innocente, Giuseppe Pinelli, il 16 dicembre di 49 anni fa…ultima modifica: 2018-12-15T16:01:00+01:00da eles-1966
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